Gita ad Aquileia, Grado e Redipuglia

Con l’avanzare della primavera, abbiamo voluto proporre una gita che fosse capace di coniugare svago, arte e cultura; visitando una terra che da sempre è luogo d’incontro tra l’Occidente e l’Oriente.

Per questo, martedì 12 Maggio siamo partiti alla volta della città di Aquileia (UD): uno dei più grandi centri della cristianità dell’Occidente e, in epoca imperiale, capitale della Decima Regio Venetia et Histria.

Giunti sul posto, abbiamo subito potuto ammirare il grande mosaico di trecento metri quadrati che pavimenta la basilica; ma anche i mosaici perfettamente restaurati che ricoprivano i pavimenti di una sala adiacente al battistero e lo stupendo frammento raffigurante un pavone -simbolo dell’eternità- situato nel nartece (atrio-porticato antistante alla basilica).

Quindi, dopo una breve sosta nel giardino situato sul lato destro della basilica, ci siamo diretti al vicino “Cimitero dei caduti”, per una visita alle tombe dei militari morti durante il primo conflitto mondiale. Qui abbiamo letto una breve poesia proposta per l’occasione da uno dei nostri Ospiti.

Era suonato da un pezzo il mezzogiorno quando, piuttosto stanchi ed affamati, siamo entrati in un’accogliente trattoria della vicina Grado per riposarci dalle fatiche della mattinata e per pranzare, tutti quanti attorno alla stessa tavola, commentando quanto avevamo appena ammirato ad Aquileia.

Nel pomeriggio, con l’intenzione di completare questa giornata dedicata alla memoria, abbiamo ripreso il viaggio alla volta di Redipuglia, per ricordare -nel 150° dell’unità d’Italia- tutti i caduti per la nostra Patria.

E così, giunti fino alla sommità del più grande sacrario militare italiano –in cui riposano circa 100.000 salme dei caduti della Grande Guerra- ci siamo soffermati sull’ultimo gradone per un momento di silenzio e di raccoglimento: da qui lo sguardo può spaziare lontano su tutta la vasta pianura sottostante, fino al mare; e, idealmente, su tutta Italia.

Prima di iniziare il viaggio di ritorno abbiamo voluto visitare le trincee che stanno alla base del monte “Sei Busi” (sulle cui pendici è stato edificato il sacrario stesso); in modo da vedere con i nostri occhi quegli stretti “corridoi”, coperti da filo spinato, in cui si svolgeva una vita a contatto costante con la morte.

Nel chiudere la cronaca di questa interessante uscita vogliamo esprimere la nostra gratitudine al Cav. Bruno Querin, per averci fatto da guida durante tutte le tappe del nostro viaggio; illustrandoci con parole semplici ma esaustive i fatti storici che caratterizzano le aree visitate.